IL MONDO DEI CARILLON

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Il CARILLON, o scatola musicale armonica, ovvero anche, cassetta armonica, è uno strumento musicale automatico, inventato nel XVIII secolo, che produce musica ponendo in vibrazione lamelle d’acciaio disposte a pettine le cui punte sono adiacenti a un cilindro dotato di chiodi disposti in modo tale da predeterminare le linee melodiche. Lo strumento quindi appartiene alla famiglia dei LAMELLOFONI ovvero IDIOFONI a PIZZICO.
La descrizione sopra riportata si riferisce al “carillon” così come oggi lo conosciamo. E’ da osservare, tuttavia, che il manufatto non sempre, in passato, ha avuto queste caratteristiche.
Ab initio il carillon consisteva in una batteria di campane che erano sempre quattro: da tale circostanza si osserva che l’etimologia del nome conduce alle origini latine laddove, nel medioevo, le quattro campane venivano volgarmente definite con l’appellativo di quadrinionem (poi quaternomen).
Tali campane erano collegate alla tastiera di un organo.
La corruzione del nome, dovuta al trascorrere del tempo ed al diverso uso dei termini nei vari paesi europei, modificò la terminologia fino a giungere al dominante concetto francese di “quarellon che ai nostri giorni è diventato internazionalmente “carillon”. Successivamente, modificato l’aspetto esteriore del manufatto, i francesi denominarono il carillon “boite à musique (tradotto: scatola musicale).
Si parla di campane vere: proprio quelle che stanno nei campanili. Negli archetipi, il complesso campanario, come già detto, veniva suonato grazie all’uso di una tastiera i cui tasti, collegati con delle funi alle campane, emettevano un suono ogni volta che venivano premuti i tasti stessi. Infatti in questi primordiali carillon (se vogliamo definirli tali) il suono poteva essere prodotto da un esecutore alla tastiera, anche se i modelli più evoluti potevano essere dotati di un meccanismo automatico a cilindro collegato ai martelli che percuotevano le campane.
Ovviamente non possiamo ora dar conto di come avvenissero allora i concerti delle campane ma per dare un’idea di come potessero avvenire le esecuzioni possiamo oggi proporvi uno stupendo video prodotto e realizzato, in chiave contamporanea, dal Peabody Essex Museum.
Esempio di carillon campanario a tastiera
Boudewijn Zwart (1o dicembre 1962) è un “carillonista”, organista, pianista e compositore olandese.
Alcune illustrazioni biografiche si rendono necessarie perché i rinvii a Wikipedia ci portanto ad una spiegazione scritta esclusivamente in olandese.
Boudewijn Zwart proviene da una famiglia di organisti. Ha studiato carillon alla Scuola Olandese di Carillon di Amersfoort nonché pianoforte (maggiore) al Conservatorio Sweelinck di Amsterdam (precursore del Conservatorio di Amsterdam). Nel 1990 ha vinto tutte le categorie del Concorso Triennale Internazionale carillon “Queen Fabiola” a Mechelen (Belgio).
Insieme a Henry Groen (1957), Zwart formò il duo olandese “Carillon” che durò molti anni. Ha diverse composizioni a suo nome. È presidente della International Carillon Association Eurocarillon.
Oltre a suonare i carillon fissi nelle torri delle chiese, Boudewijn Zwart ha sviluppato un carillon mobile che consente di dare concerti ovunque, sia all’aria aperta che all’interno. Questo carillon ha cinquanta campane in bronzo. Sotto il titolo “Bell Moods” tiene concerti con musica classica, così come jazz e musica folk. Si esibisce anche con vari programmi per bambini e spettacoli di famiglia. Boudewijn Zwart è uno dei fondatori dell’Oude Haven Concert, che dal 1998 si svolge ogni anno il primo sabato di settembre a Schoonhoven. Dal 2002 Zwart è anche responsabile del Carillon Institute Netherlands di Dordrecht, una formazione professionale superiore privata per carillonisti.
Con il passare dei secoli il sistema musicale delle torri campanarie si sviluppò sempre di più, essendo guidato, non più dall’intervento del tastierista, bensì da un meccanismo automatico a cilindro collegato all’orologio della torre.
I movimenti programmati delle campane di cui si parla (nei campanili, nelle chiese e nelle torri civiche) sono noti fin dal lontano XIII secolo eppure lo strumento diventò popolare solo verso il XV secolo, quando ebbe grande sviluppo nei Paesi Bassi, in Belgio, nel nord di Francia e in Germania. Tra i carillon più illustri si ricordano quelli di Malines, Bruges e Douai.
La storia ufficiale del carillon, così come oggi è conosciuto, ebbe inizio in Svizzera nel 1796 grazie al suo ideatore: l’orologiaio Antoine Favre (1767-1828) che ebbe l’idea di integrare questo tipo di meccanismo musicale negli orologi da tasca.
Fu così che nacque il primo esemplare del cosiddetto ‘carillon sans timbre ni marteau‘.
Inizialmente il meccanismo musicale non venne concepito nei termini in cui è conosciuto attualmente.. Infatti, l’invenzione di Antoine Favre non era basata sul principio per il quale delle punte o coppiglie sollevavano le lamine di un pettine mettendole in vibrazione ma prevedeva un disco piatto le cui punte azionavano un numero determinato di lamine accordate.
Rapidamente si ebbe però l’idea di sostituire il disco con un cilindro munito di copiglie (dette anche coppiglie) poste parallelamente a numerose serie di lamine individuali.
Agli inizi la fabbricazione dei carillon fu ovviamente molto artigianale. Si trattò di qualche fabbricante con iniziative imprenditoriali che si servivano di una moltitudine di soggetti (che oggi chiameremmo free lance) per la cstruzzione dei singoli componenti.
Le varie parti della meccanica erano infatti eseguite prevalentemente ed individualmente da piccoli artigiani nel proprio domicilio. Questi ultimi erano spesso dei contadini che si servivano delle lunghe giornate invernali per sopravvivere guadagnando qualche soldo extra. Come detto, costruivano ruote dentate per colpire le lame metalliche appositamente accordate. In seguito, tuttavia, sostituirono queste ruote con dei cilindri dentati più pratici e stabili.
I meccanismi musicali, una volta assemblati, venivano inseriti nei cofanetti da altre persone assunte dai fabbricanti stessi.
Verso gli anni ’20 del XIX secolo si ebbe l’idea di sostituire le lamine segmentate con un pettine o tastiera fatto di un solo asse per aumentare la risonanza. Il miglioramento più importante consistette, in seguito, nell’invenzione degli smorzatori la cui funzione era quella di limitare le vibrazioni parassite delle lamine. Questi smorzatori consistettero inizialmente in piumaggio di gallinacei e simili (es. pollo, anitre e oche).
Un ulteriore successivo perfezionamento del meccanismo e del suono consistette nell’ampliamento del numero delle lamelle e nell’aumento delle dimensioni del dispositivo automatico. Il tutto, sempre, incorporato in scatole adornate atte ad abbellire l’oggetto e ad agire da cassa di risonanza.
La continua evoluzione del manufatto e la sempre più rilevante sofisticazione tecnica portò ineviabilmente alla separazione dell’industria del carillon da quella orologiera.
Quella della boite a musique conobbe un’enorme espansione fino al 1860, in perfetta coincidenza con la crisi dell’orologeria, che, infatti, si riconvertì nel settore dei carillon fondendosi in buona parte con esso. Una scelta questa che portò grande giovamento ad entrambe i brand poiché, da una parte, l’industria del carillon si giovò delle migliorie tecniche apportate dai maestri orologiai e, da altra parte, questi ultimi ebbero la possibilità di non disperdere le grandi conoscenze tecniche messe in pericolo dalla crisi economica del settore.
Verso il 1875, Charles Paillard (Charles-Auguste Paillard (1840–1895), orologiaio svizzero, lega di palladio per spirali. Vedi elenco degli orologiai: https://it.qaz.wiki/wiki/List_of_watchmakers], i fratelli Nicole [nessun collegamento] e molti altri fabbricanti svizzeri cominciarono a produrre carillon in maniera industriale. I metodi cambiarono e i miracoli dell’industrializzazione permisero di inventare macchinari capaci di riprodurre i cilindri in grande quantità e a costi ridotti. Fu così che si riuscì a superare la concorrenza dei fabbricanti francesi, tra i quali ricordiamo l’Epée.
Altre innovazioni ebbero l’obiettivo di accentuare il ritmo delle melodie e di rendere i carillon più “ricchi” dal punto di vista della resa sonora. E’ così che i tamburi e i carillon fecero la loro apparizione. I martelli delle campane presero la forma di animali di metallo come farfalle, api e altri uccelli. Per quanto riguarda i tamburi, erano delle vere e proprie riproduzioni in scala ridotta con vera pelle e bacchette di rame.
Come centro vitale della produzione, Sainte-Croix superò gradualmente Ginevra e si impose nel mondo, conservando alla Svizzera fino alla seconda guerra mondiale il primato nella fabbricazione di carillon. Il settore è stato in grado di resistere all’innovazione apportata dai nuovi riproduttori musicali (fonografo, grammofono, impianti digitali etc) puntando sul lusso e sulla ricercatezza. Tuttavia l’industria svizzera non ha retto alla concorrenza della produzione a catena avviata nel dopoguerra dal Giappone e, in seguito, dalla Cina.
Per funzionare il carillon necessita di una manovella, oppure di una molla a spirale, caricata mediante una chiavetta che attiva un cilindro le cui puntine fanno vibrare le lamelle atte a produrre il suono; il tutto è fissato su una piastra. La velocità di rotazione del cilindro è predeterminata in modo costante (manovella) oppure predeterminata con l’impiego di un regolatore a bilanciere orizzontale, o un freno ad aria, in modo la velocità medesima resti costante.
esempio di carillon a molla caricato con chiavetta
pubblicato su Youtube da “La Gatta Carillon cui va il nostro ringraziamento.
Esempio di carillon a manovella
pubblicato su Youtube da Levent Feizi a cui va il nostro ringraziamento.
Il «pettine» del carillon può possedere da poche unità a decine di lamelle d’acciaio, ognuna delle quali produce una nota diversa a seconda della lunghezza e dello spessore. L’insieme delle note può formare una scala diatonica o cromatica. La «memoria» del carillon è invece rappresentata dal cilindro sul quale è incisa la sequenza di note da riprodurre. La durata del brano è limitata dalla circonferenza del cilindro. I carillon più grandi possono essere dotati di cilindri intercambiabili.
esempio di carillon con cilindro e pettine
pubblicato su YouTube da Wakey Lad a cui va il nostro ringraziamento
I carillon sono in genere di dimensioni molto ridotte, ma alcuni esemplari raggiungono le misure di un grosso mobile. Ad esempio, in un più moderno tipo di carillon ideato in Germania nel 1894 le note sono prodotte dal ruotare di un disco perforato.
I carillon possono essere considerati anche oggetti d’arredamento. Oggi alcuni carillon possiedono anche piccoli piatti o campanelli.

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